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Quando parliamo di tetti verdi, intendiamo coperture edilizie su cui viene impiantata della vegetazione.  Cosi come le pareti verdi e i giardini pensili, questo tipo di edilizia affonda le sue radici in tempi antichi; abbiamo, infatti, traccia dell’uso di questa copertura già da etruschi e romani. 

Come suggerisce la parola stessa, si tratta di tetti “ecologici” che apportano diversi benefici:

  • Ambientali: purificano l’aria assorbendo sostanze nocive e producendo ossigeno;
  • Climatici: riducono le “isole di calore”, contribuendo anche all’assorbimento delle acque piovane in caso di piogge torrenziali;
  • Energetici: per il singolo edificio, in quanto aiutano a regolarne la temperatura, avvantaggiando il risparmio energetico e quindi economico;
  • Paesaggistici: vanno a colmare la grande mancanza di spazi verdi nei centri abitati dove ormai prevale il grigiore del cemento.

Le superfici verdi, che siano esse sviluppate in verticale o in orizzontale, come nel caso dei tetti verdi, comportano sia aspetti positivi come la riqualificazione ambientale, energetica e paesaggistica, ma, se non realizzati con il giusto criterio, senza avvalersi delle competenze dei professionisti qualificati, portano anche ad un gran dispendio economico non solo per la realizzazione ma anche per la manutenzione e la cura degli spazi verdi. 

È possibile però avvalersi di detrazioni che incentivano lo sviluppo di questa tipologia di tetti sostenibili.

Come sono strutturati i tetti verdi? 

Questa tipologia di tetto è sviluppata su più strati, ognuno dei quali con una funzione ben specifica;

  • Partendo dal basso, vi è la struttura di copertura, ovvero quella che sarà la struttura portante sulla quale montare tutto il resto.;
  • Abbiamo poi lo strato di pendenza indispensabile per il drenaggio dell’acqua, evitando così ristagni. La pendenza non deve superare il 5%. 
  • A seguire vi è una barriera al vapore per evitare la condensa che può insinuarsi tra le intercapedini, l’isolamento termico, non obbligatorio, uno strato impermeabilizzato per la tenuta dell’acqua e infine uno strato di protezione meccanica che andrà a proteggere tutti gli altri strati: È possibile trovare questi ultimi due strati anche uniti tra loro in un’unica soluzione.

Sulla sommità di questa struttura viene quindi inserita la vegetazione vera e propria, alla quale si potranno aggiungere elementi accessori come impianto d’irrigazione o d’illuminazione. 

Tetti verdi: tipologie e come scegliere la vegetazione adatta 

La vegetazione posta sui tetti verdi, noti anche con il termine inglese Green Roof, è esposta a condizioni climatiche spesso avverse. La scelta di quest’ultima quindi diventa un punto fondamentale per la buona riuscita del progetto.

Va per questo scelta una ricca biodiversità, affinché il giusto equilibrio tra le piante assicuri un perfetto tetto verde, sempre tenendo conto della manutenzione indispensabile. 

La norma di riferimento per questa tipologia di tetti è la UNI 11235:2015; a questa bisogna fare affidamento per la progettazione e la creazione di un Green Roof in seguito ad un’adeguata verifica per vedere se il tetto può supportare gli impianti sopra elencati.

I tetti verdi, in base al substrato utilizzato per le piante, possono essere di tipo estensivo o intensivo.

  • Quello estensivo è più basso, ha un costo inferiore dovuto anche ad una manutenzione minore, vanno piantate coltivazioni di piccole dimensioni, prediligendo erba, muschio piante succulente ed è perciò applicabile a superfici più vaste ed inclinate e non vi è possibile camminarci.
  • Quello intensivo ha una composizione più simile ad un giardino ben strutturato, dove è possibile piantare anche alberi e arbusti. Il peso sarà senza dubbio maggiore quindi vanno fatte valutazioni diverse per verificare se può essere supportato. È un tetto questo fruibile che spesso aumenta anche il valore dello stabile. 

La realizzazione di tetti verdi non deve mai essere un “fai da te”, ma progettato e curato da aziende specializzate  dati, come abbiamo visto, i tanti aspetti da tenere in considerazione; ed aggiungiamo anche che vanno fatte verifiche con il proprio comune di appartenenza in caso di edifici di rilevanza storica e vincoli paesaggistici.